Il 17 aprile è partito il controsondaggio sul valore legale laurea, promosso dalle Assemblee nazionali Università bene comune e Scuola bene comune.
Da circa tre settimane è stata aperta la consultazione pubblica on-line del MIUR sul tema del “valore legale del titolo di studio” (VLTS): l’oggetto della questione, il valore legale della laurea in particolare sembra essere il bersaglio privilegiato della grande (?) stampa e di Governi tecnici e di vario colore politico, ma i motivi forniti sono offensivi per il buon senso e l’intelligenza comune.
Come rilevato tra gli altri nella relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva svolta dalla Settima Commissione del Senato è chiaro come non sia possibile in un processo di integrazione europea eliminare il VLTS, a meno di non concepire contemporaneamente un ente sovranazionale che possa attribuire un qualche punteggio (con che criteri?) a tutte le lauree di qualsiasi istituto e università europei, in modo da garantire la attuale mobilità dei cittadini europei all’interno delle università e in ambito lavorativo. Allo stesso modo è imbarazzante sostenere che la certificazione delle competenze di un singolo individuo (quando si parla di accesso alle categorie professionali) solo sulla base di un esame sia più efficace della valutazione attuale basata sia su un esame ad hoc, sia su un intero curriculum di studi (e spesso anche di un lungo periodo di formazione e tirocinio).
Fuori dal mondo infine le affermazioni di chi sostiene che l’abrogazione del VLTS sia necessaria per la libera selezione dei privati, dato che già oggi questi sono legittimati, se lo desiderano, a ignorare i titoli e basare unicamente le selezioni sul colloquio o sulla reputazione di una università o altro luogo in cui il candidato si sia formato.
Il punto quindi è un altro: l’ipotesi reale su cui si lavora è quella della eliminazione del valore del voto di laurea, certificando l’incapacità dello Stato nel garantire alti ed uniformi livelli formativi nelle proprie università. La conseguente parametrizzazione del valore di una laurea (che avrà come unico ambito i concorsi pubblici), porterà a squilibrare le domande di iscrizione nelle università: questo scenario si affianca alla eliminazione del tetto sulla tassazione nei confronti degli studenti. In poche parole, poche università ben valutate (ANVUR), caratterizzate da tasse molto alte: una formazione prevalentemente tecnica e appannaggio dei ricchi.
Questo scenario non è contrario solamente alla giustizia sociale come disegnata dalla nostra Carta Costituzionale, è anche uno scenario miope che ci relegherà come Paese ad un declino sempre più rapido in termini sociali, economici, politici e ovviamente culturali.
TILT considera questo come uno dei punti strategici delle proprie battaglie. Le mire reazionarie della politica dominante non ci spingeranno comunque a diventare conservatori: costruiremo uno Stato che non si tiri indietro dalle sfide poste dal mondo, che garantisca alti livelli di formazione diffusa, con titoli di studio a garanzia di una qualità elevata di conoscenze in ogni disciplina in cui vengano conseguite.
Il tutto con buona pace per Einaudi.
Articolo apparso per la prima volta qui: http://www.tiltcamp.it/articoli/controsondaggio-sul-valore-legale-della-laurea/