If it keeps on rainin’, levee’s goin’ to break.
Se continua a piovere, la diga andrà in pezzi.
– Led Zeppelin –
Riporto qui una bozza preliminare di appello che ho scritto per una ipotizzata manifestazione “generazionale” e dei precari, alcuni temi sono stati poi rielaborati ed espansi, altri aggiunti, altri sottratti (insomma come sempre avviene nei lavori a più mani, con stesure successive).
Il risultato finale è poi stato il frutto di un percorso condiviso che è partito da varie bozze: >>http://www.ilnostrotempoeadesso.it/
APPELLO
Vivere in questo paese è diventato umiliante.
Presente e prospettiva futura di chi vive oggi nei suoi 20 o 30 anni si concretizzano in un contratto a -breve- termine, l’ennesimo stage gratuito, un lavoro di insegnamento con paga simbolica a 1 euro o le varie forme del job on demand, per non parlare della miriade di lavori in nero o con finte partite IVA: un infinito, demotivante, orizzonte di stabile precarietà spacciata per flessibilità, di abusi, di dequalificante irrisione dell’investimento di ognuno in termini di preparazione e competenze, siano essere materiali o teoriche.
Condizione che riesce addirittura a peggiorare per le donne e che diventa ben oltre i limiti dell’umanamente sostenibile quando si prendono in considerazione i migranti.
Come se ciò non bastasse, siamo costretti a vedere ruoli di responsabilità e di potere decisionale ricoperti da uomini senza qualità se non quella di essere servili verso i pochi al comando. Deprimenti figure che fanno vanto della propria prostituzione materiale e intellettuale, presentandola come unica possibilità per affrancarsi dalla grottesca miseria del nostro Paese e dalla sua trappola di precarietà.
Ma questa non è una via di fuga: al contrario, è parte della trappola.
Per poter tornare a volare come vogliamo, dobbiamo liberarci della zavorra che ci tiene inchiodati al suolo, di questo sistema che mira unicamente a preservare se stesso, cibandosi di tutto, consumando e distruggendo quanto di bello potrebbe esistere nelle nostre vite.
Dimostriamo a noi stessi che meritiamo di meglio.
Mostriamo a noi stessi che non è troppo tardi per diventare artefici dei nostri destini. Il Mediterraneo torni ad essere un ponte di scambio tra civiltà: possiamo imparare da chi si è ribellato e si è ripreso il suo spazio.
Non è nostra la responsabilità dello stato di cose attuali, ma dobbiamo fare in modo di poterci assumere la responsabilità di ciò che avverrà da qui in poi.
Vale la pena provarci. Se non ora, quando?
LA VITA E’ ADESSO